Eaten on site, very tasty, diversely prepared dishes, lots of choice, in short, something for every taste! Really recommended, very friendly service!
Elisabeth M. O.
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11 Marzo 2024
10,0
Ritorno da Monaco con i soliti eroi. La sera prima il cameriere Rabiot ci aveva insolentito annunciandoci la chiusura della cucina alle dieci e impedendo a Gyllo di coronare il sogno della kaiserschmarren. È il tema della gita, ma ancora non lo sappiamo. Eravamo comunque molto carichi dopo aver visto uscire dal nostro albergo una coppia felice, aver preso il caffè nel nostro posto preferito e aver ritrovato le cuffie di Opimo.
Attraversiamo l’Austria come fosse un sogno erotico, ed eccoci nel paese del bonus facciate e del VAR. Direzione Bressanone per mangiare il suscione.
Parcheggio tortuoso, entriamo, il locale è molto carino con un albero di ciliegio sempre in fiore e delle operose cameriere che ci fanno accomodare anche se -alle due del pomeriggio- è pieno di persone discutibili che fanno il pranzo della domenica al susci.
Nel menu c’è scritto menù a 14.90, non notiamo che c’è un adesivo che cancella qualcosa. Sono le 14.20 e compare un tablet su cui ordinare, in un attimo raggiungiamo i 24 pezzi, tutti sashimi e alghe. Ordine inviato ed ecco che viene fuori la prima parte della strategia Montenegro.
La Cina ti promette di costruirti l’autostrada, e ti dice che se non pagherai, ci saranno delle conseguenze. Ti dice che l’offerta scade a mezzanotte e tu, che sei il montenegro, accetti. Qualche anno dopo sui tuoi porti garrisce la bandiera rossa.
Ecco che ci dicono che il menù consiste in 6 piatti. Poi basta. “Ma non era all you can eat?” “No, non è scritto” “Ma che diavolo?” “Sono tre anni che facciamo così [ci siamo comprati il ciliegio di plastica, e anche un molo al porto di Trieste]”
“Va beh, le barche contano come un piatto, ne ordiniamo un po’, poi in caso ordiniamo ancora” “No, la cucina chiude, dovete ordinare tutto in un colpo” “OK, 12 barche e un sacco di sashimi” “No, il sashimi è finito” “Va beh, aggiungi un po’ di alghe, via”
“MI RACCOMANDO, se avanzate poi pagate una extra fee” “Figurati, ma lo sai chi siamo noi?” “Sì sì, diceva così anche l’Uruguay, adesso fanno involtini primavera con la papaya”
Dalla cucina sentiamo distintamente “Facciamogli il solito tiro del riso” “Sì capo!”
Pomo è nervoso, ha delle macchie rosse sul collo, che diventano viola quando scorge la scritta “all you can eat” sotto l’adesivo nel menù.
Sono le 1445 quando arriva la flotta di 12 barche, tipo vendetta della battaglia di Midway. Pomo crolla subito, demotivato dallo stress, cerchiamo di togliere il riso, ma è davvero troppo, un pezzo peserà 50 g. Buono, ma davvero troppo. Gyllo si sacrifica, Opimo fa il passista, ma davvero non c’è modo. Avanziamo una trentina di pezzi, come dei pivelli.
Molto apprezzato il fatto che non ci abbiano perculato come avremmo fatto noi al loro posto. L’ammiraglio Yamamoto ci guarda con l’aria di “ve l’avevo detto, adesso vendete un porto o Parco della Vittoria” ma non dice nulla, memore degli insegnamenti di Sun Tzu.
Ora stiamo viaggiando silenti in autostrada con 4 vaschette di sushi dal valore commerciale di una quarantina di euro. Tutto sommato non un pessimo deal, se non fosse per l’umiliazione e per avergli dovuto cedere Gioia Tauro.
Massimo rispetto per la strategia.
Chapeau.
Tommaso Ferrarese
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25 Febbraio 2024
10,0